SWING – I SEGRETI DI UN COLPO PERFETTO
Studi bio-meccanici hanno dimostrato come lo swing sia tecnicamente il movimento più difficile, dopo il salto con l’asta. Basti solo pensare come la “rincorsa” che dobbiamo far prendere al bastone perché attraversi la pallina, dura solo 1 secondo e mezzo, ed è in quel brevissimo lasso di tempo che si definisce il risultato del nostro colpo.
Lo Swing è il movimento base di ogni colpo di golf. Solo il Putt esce da tale schema in quanto viene giocato, una volta giunti sul green, con un ferro particolare (il putter) con una oscillazione a pendolo delle braccia, ma senza alcuna rotazione del busto e movimento delle gambe tipici di tutti gli altri colpi.
Per ottenere uno swing perfetto bisogna iniziare ad esercitarsi suddividendolo in 4 parti fondamentali: il Caricamento (Backswing), la Discesa (Downswing), l’Impatto (Momento della verità) e il Finale.
1 – CARICAMENTO (BACKSWING)
La parte più importante per lo swing di un giocatore, specie se dilettante, è il Backswing (Fig.1).
In questa fase, infatti, il corpo deve essere messo nelle condizioni per poter generare la massima la velocità e potenza trasmessa all’impatto tramite il downswing.
Anni di studi, lavori fisici, utilizzo di sistemi tecnologici, non sono riusciti a poter decretare quello che potrebbe essere chiamato “backswing perfetto”. Questo perché si deve obbligatoriamente tener conto delle caratteristiche fisiche di un giocatore, le proprie capacità motorie e la non certa relazione tra ciò che accade nel momento della salita e della discesa del bastone. Scendendo più nel particolare, possiamo vedere chiaramente in moltissimi giocatori professionisti un impatto molto simile, ma un backswing totalmente diverso.
Fondamentale è tenere a mente l’ordine ben preciso con cui devono essere mosse le parti del corpo: prima spalle, poi braccia, polsi e infine bastone. Al contrario di quanto si pensa spesso, il movimento del golf richiede una decisa predisposizione fisica per essere eseguito nella corretta maniera.
Si può notare nella maggior parte dei buoni giocatori una rotazione delle spalle pari a 90°, quindi con la schiena rivolta al nostro bersaglio, e i fianchi notevolmente meno ruotati, circa 45° come si può vedere bene nella Figura 2; questa differenza è definita carica di torsione, quella che genera una forza elastica di rilascio nella parte avanti dello swing.
Quattro possono essere i punti di riferimento per il vostro backswing:
-1 Passaggio, il triangolo spalle/braccia resta pressoché invariato rispetto all’approccio (address); il tappo del bastone punta quindi ancora la vostra tasca sinistra;
-2 Passaggio, il bastone è parallelo al terreno e si noterà una minima iniziale flessione dei polsi;
-3 Passaggio, questa volta è il braccio sinistro ad essere parallelo al terreno, il bastone sarà invece a 45°; come potete notare, la difficoltà non sta molto nel tenere il braccio sinistro disteso, ma il destro non eccessivamente piegato, infatti spesso pur avendo il sinistro ben disteso non troviamo le spalle completamente ruotate;
-4 Passaggio, se osserviamo la distanza tra le mani e lo sterno ci accorgiamo subito di quanto sia poco diminuita rispetto all’address e di quanto le gambe siano ben piantate al terreno evitando eccessivi spostamenti verso destra.
Quelli proposto è uno swing dove il fisico dice molto la sua, nel senso che queste corrette proporzioni spalle-fianchi-braccia-ferro, si sono potute raggiungere con un duro lavoro di miglioramento fisico/posturale e potenziamento muscolare.
LA DISCESA NELLO SWING
Si potrebbe discutere davvero molto sulla discesa (downswing) e su come raggiungere quello che in inglese viene chiamato ”the moment of truth”: l’impatto. Determinate è sicuramente l’inversione che si ha tra salita e discesa, molto spesso infatti troviamo backswing completamente differenti tra giocatore e giocatore, ma nel cambio di direzione e da li in poi i colpi si assomigliano molto.
Quello che accade nella fase di caricamento, viene invertito nella fase di rilascio, ovvero: prima l’appoggio a sinistra dei fianchi, seguono spalle, braccia, polsi e poi come ultimo il bastone.
Detto così può sembrare banale o di facile messa in pratica, al contrario invece qui si determina veramente il livello e le potenzialità di un giocatore. Come tutti i gesti atletici, anche quello del golf richiede una preparazione fisica non da sottovalutare. Ovviamente lo sforzo che si richiede ad un principiante o un dilettante medio non è altissimo, ma curando un minimo di esercizi mirati senza il bastone, della ginnastica posturale ed uno stretching adeguato, si riesce a carpire meglio ciò che dovrebbe avvenire una volta raggiunto l’apice del backswing.
Come si vede chiaramente nella Figura 3, il centro dello swing, lo sterno, rimane pressoché nella stessa posizione dell’address, differisce invece molto la posizione dei fianchi, già predisposti per aprirsi in direzione del bersaglio, e l’angolo interno formato tra il braccio sinistro e lo shaft che, quando le mani sono all’altezza dei fianchi, è di 45° circa.
Maggiore è questo grado, minore sarà la velocità di rilascio della testa del bastone (immaginiamo un canna da pesca e quanto bisogna ritardare l’azione di rilascio della mani).
3- L’IMPATTO (IL MOMENTO DELLA VERITA’)
Questo è il momento in cui quasi tutti i professionisti e giocatori dilettanti di buon livello si assomigliano molto, infatti come già accennato in precedenza, si possono osservare backswing completante differenti tra giocatore e giocatore, ma il momento dell’impatto non può non rispettare dei criteri fondamentali.
Nodo dolente per la maggior parte dei giocatori, l’impatto viene ricercato con ogni forza senza però capire e sentire realmente che non è un punto di arrivo, ma un semplice ed importante punto di passaggio. Proprio questa ricerca di colpire e non di attraversare, fa aumentare in modo eccessivo la pressione delle mani e la rigidità delle braccia, impedendo di costruire un fluidità ed un controllo necessario per mantenere in ordine un movimento che termina molto più avanti. Innanzitutto dobbiamo cercare di sentire la nostra naturale pressione delle mani sul grip che aumenta in modo graduale all’aumentare della velocità del bastone e questo può accadere solamente tenendo a mente l’ordine delle parti del corpo tirate in causa dall’apice del back fino all’impatto.
Descritto in parte già nel downswing, all’impatto, come si nota perfettamente nella Fig.5, si hanno i fianchi già in direzione del bersaglio, le spalle ruotate meno, il tappo del bastone che punta la tasca sinistra, le mani solo avanti a sinistra rispetto alla testa del ferro, braccio sinistro e shaft formano una linea sola ed il tallone destro già sollevato.
I neofiti pensano che questo sia un gesto davvero innaturale, ma purtroppo l’unica ragione per cui sentiamo quella strana sensazione di compiere un gesto inconsueto, risiede nel fatto che al bastone sono collegate solamente le mani, il punto quindi utilizzato maggiormente nella nostra quotidianità. Capire che le mani sono un mezzo senza motore, trascinate sino all’impatto dal corpo, ci viene difficile da percepire sin dall’inizio.
Questo sacco nero chiamato ”Impact Bag”, che si trova in circolazione anche di altri colori e forme, è sicuramente l’attrezzo e l’esercizio che può accompagnare la vostra seduta di pratica lasciando dei feedback concreti su cosa avviene, quali sono le posizioni e le sensazioni di un impatto corretto. Viene riempito con delle lenzuola o semplici cuscini, quindi risulta pesante, ma non crea alcun fastidio articolare. Il consiglio è quello di utilizzare spetto questo ”teaching aids” soprattutto quando siete lontano dal maestro e provate a cambiare qualcosa che potrebbe portarvi fuori strada.
4 – IL FINALE (FINISH)
Il finale di un colpo di golf o di altri gesti atletici dove vi è utilizzato un attrezzo, non è solo una posizione estetica da raggiungere per essere fotografati. Il finish è per gran parte lo specchio di quanto si è fatto prima, di dove si è passati e di come ci si è arrivati, in sostanza ci lascia dei feedback molto utili per capire quanto di buono o di sbagliato ci sia nel nostro colpo. Sicuramente questa affermazione è molto più attinente ad un giocatore alle prime armi o di medio livello, dove osservando con attenzione un video o notando l’equilibrio precario che si ha nella posizione finale si capisce decisamente quali sono i punti sui quali intervenire per correggere il movimento.
Mediamente in un buon giocatore ci sono dei punti di controllo che si fanno presupporre che il colpo non sia andato così male e che lo swing sia stato eseguito con stabilità, controllo e ben organizzato.
-1 Piede destro completamente ruotato e, sfruttando la suola esterna di una comune scarpa da golf, raggiunge la punta del piede.
-2 Fianchi in direzione del bersaglio.
-3 Spalle ruotate maggiormente sulla parte sinistra della linea sulla quale state giocando.
-4 Linea spalla sinistra, fianchi e ginocchio; come vedete nella Fig.7, un finish in completo equilibrio ha questa posizione come risultato
-5 L’equilibrio non può mancare, di conseguenza va ricercata in ogni colpo anche se sentiamo di non aver avuto un impatto ottimale, una posizione stabile e comoda.
Lascia un commento